Le iniziative dell’Unione Europea a contrasto dei cambiamenti climatici: Green Deal e Action Plan

Green Deal

La nostra sfida più pressante è la salute del pianeta. È la responsabilità più grande e l’opportunità maggiore dei nostri tempi. Voglio che l’Europa diventi il primo continente a impatto climatico zero del mondo entro il 2050” Ursula Von der Leyen.

Il 16 luglio 2019, Ursula Von der Leyen viene eletta come nuova Presidente della Commissione Europea e durante il discorso di apertura della seduta planetaria del Parlamento Europeo, dichiara esplicitamente come la salvaguardia del pianeta sia la sfida più importante per l’Unione Europea nel prossimo decennio, fissando l’obiettivo ambizioso di far diventare l’Europa il primo continente del mondo ad impatto climatico neutro entro il 2050 (con zero emissioni di gas a effetto serra).

Nell’autunno del medesimo anno, in particolare il 27 Novembre 2019, la neoletta Presidente ottiene con 461 voti favorevoli l’approvazione del suo programma, previsto per il periodo 2019-2024 ed intitolato “Un’Unione più ambiziosa. Il mio programma per l’Europa”. Il documento è incentrato su sei tematiche: 

  1. Green Deal europeo; 
  2. Un’economia che lavora per le persone; 
  3. Un’Europa per l’era digitale; 
  4. Proteggere il nostro stile di vita europeo; 
  5. Un’Europa più forte nel mondo; 
  6. Un nuovo slancio per la democrazia europea. 

L’11 dicembre 2019 viene presentato ufficialmente il Green Deal europeo, il cui scopo principale è far si che l’Unione Europea nel 2050 riduca a zero l’emissione di gas a effetto serra e quindi che dissoci la crescita economica dall’utilizzo di tali risorse. Tale programma aspira ad essere la più significativa svolta ambientale dell’UE attraverso uno stretto legame tra investimenti e interventi, in quanto le iniziative “sostenibili” intraprese negli anni passati non hanno ancora permesso di raggiungere risultati sufficienti alla luce degli obiettivi posti. Il Green Deal prevede una “roadmap” contente dieci azioni chiave da intraprendere[1]

  1. Raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 e rendere più ambizioso l’obiettivo di riduzione delle emissioni previsto per il 2030;
  2. Garantire l’approvvigionamento di energia pulita, sicura ed economica;
  3. Mobilitare l’industria per un’economia più circolare e pulita;
  4. Migliorare la produzione e l’offerta di combustibili alternativi sostenibili per il trasporto;
  5. Integrare un sistema alimentare sano ed etico (dal produttore al consumatore);
  6. Salvaguardare e tutelare le biodiversità;
  7. Introdurre misure volte a raggiungere l’obiettivo inquinamento zero di acqua, aria e suolo;
  8. Mettere la sostenibilità al centro di tutte le politiche UE;
  9. Far diventare l’UE leader mondiale in materia di clima e biodiversità;
  10. Varare un patto europeo per il clima.

Gli interventi sopra elencati comprendono una vasta area di settori (e.g. quello industriale, alimentare, dei trasporti, dell’edilizia etc.) che saranno sottoposti ad un piano di riforme nei prossimi anni. Il realizzarsi di tali riforme richiede che vengano effettuati ingenti investimenti sia pubblici che privati, di conseguenza la Commissione Europea, il 14 gennaio 2020, ha presentato il “Piano di investimenti per un’Europa sostenibile” con obiettivo il reperimento di tutte le risorse necessarie per attuare i vari interventi, stimati in almeno 1.000 miliardi di euro di investimenti nei prossimi dieci anni.

Per il raggiungimento dell’obiettivo dei 1.000 miliardi, l’UE ha deciso di destinare agli investimenti verdi il 30% del proprio bilancio pluriennale (2021-2028) e dello strumento unico dell’UE NextGenerationEU (NGEU) in risposta alla pandemia COVID-19. I paesi dell’UE devono destinare almeno il 37% dei finanziamenti ricevuti nell’ambito del dispositivo per la ripresa e la resilienza da 672,5 miliardi di euro a investimenti e riforme che supportino gli obiettivi in materia di clima.  

Inoltre, i Paesi, le regioni, i governi locali e le città europee devono destinare agli investimenti per il raggiungimento degli obiettivi del Green Deal il 30% di quanto ricevuto dal Fondo europeo di sviluppo regionale, così come il 37% del Fondo di coesione contribuirà specificamente al conseguimento della neutralità climatica entro il 2050. Anche il programma InvestEU contribuirà a questo sforzo in quanto il 30% degli investimenti sono destinati agli obiettivi in materia di clima.

Un ruolo importante è svolto dalla Banca Europea per gli Investimenti (BEI) in quanto in grado di facilitare l’aumento degli investimenti per raggiungere un’economia a zero emissioni di gas serra tramite dei prestiti agevolati destinati al settore pubblico. Nel 2021 ha erogato circa 15,4 miliardi di finanziamenti per risorse naturali ed energie sostenibili.

Dall’approvazione del Green Deal si sono svolti diversi incontri all’interno degli organi europei in modo da elaborare dei piani per riuscire a raggiungere gli obiettivi posti. Tra le misure attuate, risulta significativo il pacchetto Fit for 55adottato il 14 luglio 2021 contente una serie di misure il cui obiettivo è di rendere le politiche europee in grado di raggiungere la neutralità climatica tramite, entro il 2030, la riduzione delle emissioni di gas serra di almeno il 55% rispetto ai livelli del 1990. O ancora, il 9 Dicembre 2020 viene presentato dalla Commissione Europea il patto europeo per il clima che ha come scopo il coinvolgimento attivo di comunità locali, scuole, enti territoriali e imprese nel processo di un’Europa più verde, creando uno strumento di sensibilizzazione e responsabilizzazione dei cittadini sulle minacce legate al cambiamento climatico.

Action Plan

Circa un anno prima dell’approvazione del Green Deal (8 marzo 2018), al fine di orientare il mercato dei capitali verso un modello di sviluppo sostenibile, inclusivo e coerente agli impegni assunti nell’ambito dell’accordo di Parigi, l’Unione Europea approva l’Action Plan.

Il Piano è articolato in dieci aree di intervento:

  1. L’introduzione di una “tassonomia” europea per la finanza sostenibile, per la definizione e classificazione delle attività economiche sostenibili;
  2. La creazione di standard e certificazioni di qualità per i prodotti finanziari green (e.g. green bond);
  3. L’ aumento degli investimenti verso progetti e infrastrutture sostenibili;
  4. Nell’ambito della consulenza da parte degli operatori finanziari, integrare considerazioni in materia di sostenibilità nel processo di investimento;
  5. Sviluppo di benchmark e indici di sostenibilità;
  6. L’integrazione dei criteri ESG da parte delle società di rating;
  7. La possibilità di introdurre riduzioni dei requisiti patrimoniali minimi delle banche sugli investimenti sostenibili (il cosiddetto “green supporting factor”), nel caso in cui i profili di rischio siano effettivamente inferiori;
  8. Includere la sostenibilità nei doveri fiduciari di investitori e gestori;
  9. Il miglioramento della trasparenza della rendicontazione non finanziaria;
  10. L’ incoraggiamento all’integrazione dell’approccio ESG nel lungo periodo e nei processi decisionali dei Consigli di Amministrazione.

[1] Per approfondimento: Il Green Deal Europeo

Queste dieci aree possono essere riassunte in tre obiettivi principali: 

  1. indirizzare il flusso dei capitali verso un’economia sostenibile ed inclusiva, poiché gli attuali livelli di investimento sono insufficienti a coprire i fabbisogni necessari per perseguire concretamente un sistema economico sostenibile;
    1. stimolare una gestione più efficace dei rischi finanziari provocati dai cambiamenti climatici, in quanto l’aumento delle catastrofi naturali registrate nell’ultimo decennio causa maggiori costi e perdite per banche e assicurazioni, inoltre sono anche rilevanti le problematiche sociali legate all’esaurimento delle risorse e al degrado ambientale;
    1. promuovere un approccio di lungo periodo negli investimenti e premiare la trasparenza in modo da garantire un corretto funzionamento del mercato e permettere agli investitori di poter valutare le imprese anche sotto il profilo della sostenibilità.

In linea con i propositi descritti nel Piano d’Azione, nel mese di maggio 2018, la Commissione europea ha pubblicato un pacchetto di proposte legislative volte a promuovere una “finanza sostenibile”. Da una di tali proposte ha avuto origine il regolamento relativo all’informativa sulla sostenibilità nel settore dei servizi finanziari (c.d. SFDR – Sustainable Finance Disclosure Regulation). 

Il regolamento SFDR si pone l’obiettivo di contrastare il fenomeno del greenwashing e promuovere l’afflusso di investimenti verso la sostenibilità tramite la riduzione delle asimmetrie informative, la creazione di uno standard della “disclousure ESG” a livello europeo che imponga a tutti gli attori coinvolti di utilizzare una terminologia unica e l’introduzione di parametri valutativi comuni in modo da verificare come gli intermediari integrano i rischi di sostenibilità e includono gli aspetti ambientali e/o sociali all’interno delle proprie decisioni di investimento e nei prodotti finanziari offerti.

La missione quindi del regolamento SDFR è di aiutare gli investitori nella scelta tra prodotti che presentano un diverso grado di impegno nei confronti degli investimenti sostenibili. I prodotti finanziari sono classificati in tre categorie rappresentate dai seguenti articoli:

  1. Articolo 6: si applica ai prodotti che integrano rischi sulla sostenibilità nelle decisioni di investimento o spiegano perché non lo fanno;
  2. Articolo 8: si applica ai prodotti che promuovono caratteristiche di sostenibilità quali ambientali e sociali, integrando i criteri ESG nel processo di investimento;
  3. Articolo 9: si applica ai prodotti che hanno come obiettivo investimenti sostenibili e che quindi puntano ad ottenere specifici risultati di sostenibilità e al tempo stesso perseguire risultati finanziari.

Il regolamento ha un ambito di applicazione soggettivo molto ampio, in particolare si rivolge ai partecipanti ai mercati finanziari (categoria introdotta dal regolamento stesso) e ai consulenti finanziari. I partecipanti ai mercati finanziari sono indentificati fondamentalmente in tutti i soggetti che forniscono servizi di gestione e consulenza sugli investimenti.

Per quanto riguarda i prodotti, spaziano da quelli finanziari o assicurativi, ai fondi di investimento alternativi e ai prodotti pensionistici. 

Emerge quindi come i fattori ESG vengano messi al centro del sistema finanziario, spingendo gli operatori dei mercati finanziari a comunicare le proprie politiche in merito all’integrazione dei rischi ambientali, sociali e di governance. Inoltre, rilevante il fatto che nelle attività di consulenza con il cliente si dovrebbero tenere in considerazione anche gli obiettivi non finanziari di quest’ultimo e allo stesso tempo è necessario che vengano fornite in maniera trasparente informazioni riguardanti l’impatto dell’investimento sui fattori ESG, in maniera che vengano compresi sia gli effetti positivi che negativi sui propri investimenti.