L’audacia nella difficoltà : come le crisi esistenziali possono innescare la trasformazione aziendale

Celebriamo spesso l’audacia e il coraggio nel mondo degli affari, gli imprenditori che sfidano le convenzioni e abbracciano l’incertezza per lanciare nuovi prodotti e servizi. Ma cosa succede quando l’audacia non è una scelta, ma una necessità? Quando un’azienda si trova sull’orlo del baratro e l’unica alternativa all’azione è il fallimento?

Le storie di aziende che hanno saputo navigare con successo fuori da queste crisi esistenziali offrono un modello affascinante per guidare la trasformazione strategica.

L’abisso come catalizzatore di audacia

Quando un’azienda si trova di fronte a una crisi esistenziale, può scoprire una nuova audacia, una volontà di assumersi rischi che prima non avrebbe mai considerato. Non si tratta di incoscienza, ma di un calcolato atto di fede, alimentato dalla consapevolezza che l’inazione equivale all’oblio. Cosa si rischia, dopotutto, quando non si ha nulla da perdere?

Archie Norman, presidente di Marks & Spencer dal 2017, incaricato di rivitalizzare l’iconico marchio britannico in declino, afferma: “Un buon amministratore delegato è sempre consapevole del rischio di fallimento. Dovrebbe sentirlo costantemente. Non bisogna aver paura di ammetterlo”.

La verità scomoda come punto di partenza

Norman sottolinea l’importanza di affrontare la realtà, per quanto difficile possa essere: “La genesi di qualsiasi turnaround è la presentazione della verità nuda e cruda. La capacità della leadership di descrivere le cose come realmente sono, per quanto brutali possano essere”.

Spesso, le aziende in difficoltà tendono a razionalizzare i propri fallimenti, attribuendo la colpa a fattori esterni o negando la gravità della situazione. Affrontare la verità, invece, permette di ottenere il supporto degli azionisti, dei dipendenti e di tutte le parti coinvolte, creando un terreno fertile per il cambiamento.

Esempi di successo: Marks & Spencer e Waterstones

Nel caso di Marks & Spencer, la “verità nuda e cruda” ha portato a decisioni coraggiose come la chiusura di negozi, la ridefinizione dell’offerta di abbigliamento e il lancio di un business online per la vendita di prodotti alimentari. Oggi, le vendite e i profitti sono in crescita e il valore delle azioni è più che raddoppiato negli ultimi cinque anni.

Un altro esempio è quello di Waterstones, la catena di librerie britannica. Quando James Daunt ne assunse la guida nel 2011, l’azienda era sull’orlo del fallimento. Tra le sue mosse audaci, la decisione di vendere il Kindle di Amazon, un apparente controsenso che mirava a normalizzare l’e-reader e a integrarlo nel mondo della lettura tradizionale. Daunt ha inoltre decentralizzato il potere decisionale, dando maggiore autonomia ai responsabili dei singoli negozi nella scelta dei libri da vendere.

Il valore della chiarezza e della focalizzazione

Questi esempi dimostrano come, di fronte a una crisi esistenziale, la chiarezza e la focalizzazione sui valori fondamentali possano guidare il processo decisionale. Quando la sopravvivenza è in gioco, le agende personali, gli ego e le complicazioni perdono importanza.

Come disse Steve Jobs nel suo celebre discorso a Stanford: “Ricordare che morirò presto è lo strumento più importante che abbia mai incontrato per aiutarmi a fare le grandi scelte nella vita. Perché quasi tutto – le aspettative esterne, l’orgoglio, la paura dell’imbarazzo o del fallimento – queste cose semplicemente svaniscono di fronte alla morte, lasciando solo ciò che è veramente importante”.

In conclusione, le aziende che si trovano sull’orlo dell’abisso possono scoprire una forza e un’audacia inaspettate. Affrontando la verità e concentrandosi sui valori fondamentali, possono intraprendere una trasformazione strategica che le porterà non solo alla sopravvivenza, ma a un nuovo successo.