Le nuove tendenze nella struttura del Board

Il numero dei componenti del consiglio di amministrazione deve essere adeguato alle dimensioni e alla complessità organizzativa e operativa della società. 

Il mantenimento di un equilibrio tra l’efficacia dell’azione di supervisione e l’efficienza dei processi deliberativi. 

Analizzando una recente ricerca di Deloitte nel 2021 le aziende italiane quotate presentano un numero medio di membri del board pari a circa 12 con una sostanziale coerenza della composizione quantitativa rispetto alla complessità aziendale. 

La gender equality è in linea con le raccomandazioni del codice di governo, inoltre, si segnala che i board rispettano le raccomandazioni del codice di corporate governance di Borsa Italiana in tema di indipendenza con una percentuale media di consiglieri indipendenti attorno al 65% dei componenti e le società del settore energetico registrano le percentuali più alte, seguono poi le banche e le assicurazioni. 

E’ rispettata anche la gender equality nel board.

Dalla ricerca emerge un’ulteriore tendenza relativa alla necessità di inserire nel board soggetti con competenze complementari e lontane dal core business dell’azienda in modo da estendere l’attenzione a tematiche innovative. 

Inoltre, la totalità degli amministratori intervistati nel corso della ricerca sottolinea la necessità di aumentare la formazione dei consiglieri sui temi dell’innovazione tecnologica del digitale e della sostenibilità. 

L’evoluzione del ruolo del presidente comporta un coinvolgimento più attivo nel dialogo con gli stakeholder esterni nella definizione delle strategie e nel confronto con il management. 

Adattamento al cambiamento mentalità aperta e visione sono le tre qualità più richieste al presidente del futuro, che nel suo ruolo di garante dell’organizzazione e custode della reputazione dell’azienda e della corporate purpose, deve facilitare un dialogo e un’operatività consigliare costruttivi ed innovativi.

Nel board delle principali società italiane si è registrato un numero medio di comitati pari a tre, numero che sale a quattro per le aziende quotate sul Ftse Mib negli ultimi anni accanto ai comitati nomine remunerazione e rischi si registra l’istituzione in molte aziende di comitati con funzioni consultive come i comitati dedicati ai temi di corporate governance e di ESG.

Il 75% del board ha costituito un comitato ESG.

 Oggi nei board si rileva una crescente attenzione verso la strategia di lungo periodo con l’obiettivo di raggiungere uno sviluppo sostenibile nel tempo anche in risposta a quanto avvenuto nel corso della pandemia.

 Inoltre è emersa a livello di board una maggiore consapevolezza sul tema centrale dell’integrazione del risk management nei processi aziendali nell’ottica di anticipare potenziali situazioni di criticità e di consentire al board di prendere decisioni maggiormente consapevoli e supportate da valutazioni quantitative in aumento anche l’attenzione verso le tematiche ambientali sociali e di governance che rientrano sempre di più nel core business delle aziende e sono spesso parte del piano industriale.

La pandemia ha rafforzato l’attenzione su questioni relative alle persone portando sotto i riflettori il benessere fisico e la salute mentale dei dipendenti. 

Nel ruolo di indirizzo e monitoraggio del board cresce l’importanza di tematiche come l’innovazione la digitalizzazione dei processi, il cloud l’analisi dei dati artificial intelligence e la cyber security. 

Nonostante il board abbia un ruolo centrale nella supervisione della strategia nel suo complesso molti consiglieri ammettono che spesso il board non possiede le competenze necessarie per entrare nel dettaglio della gestione operativa.

In generale i dati oggettivi confermano l’efficienza dei board delle aziende italiane evidenziando come spunto di miglioramento le tematiche relative alla gestione dell’informativa pre-consiliare e alla formazione dei consiglieri.